Nightguide intervista gli Angus McOg

Nightguide intervista gli Angus McOg


Gli Angus McOg sono tornati con Beginners dopo 5 anni di silenzio discografico, fra sperimentazione e un certo amore per, più che il perfezionismo, il coraggio di "buttare via tutto e ricominciare da zero". Angus McOg appare a volte come solista, a volte come trio, e noi ci siamo fatti raccontare qualcosa sul disco. 


Beginners arriva a 5 anni da Arnaut: cosa è cambiato in questo periodo, sia da un punto di vista musicale che compositivo, e come mai tanto tempo?
E' stato un periodo di sedimentazione di tante cose. Ho dedicato tempo a imparare a suonare cose che non avevo mai suonato, a scrivere diversi appunti e bozze di testi... ho registrato e scartato diversi provini prima di arrivare a questi dieci pezzi. E mi è piaciuto molto farlo! Per cui questi cinque anni sono passati piuttosto velocemente in effetti...


Beginners prende il titolo da una raccolta di Raymond Carver: avete inteso ogni canzone come un racconto a parte o c'è qualcosa che le lega tutte?
Non c'è esattamente qualcosa che le lega, un tema o un concept. Durante la scrittura quello che finiva per essere convincente rimaneva, quello che in qualche modo era fiacco o non del tutto a fuoco veniva messo da parte. Molte canzoni alla fine sono canzoni d'amore o sull'amore. Non che questo, di nuovo, sia un filo conduttore dell'album. E' che forse si tratta di una materia ignota che ci prende un po' tutti di sorpresa, in qualche modo. Credo che questa cosa si leghi bene a un titolo come “Principianti”.


Ho letto che sia Patti Smith che Michael Stipe, oltre ai poeti Harrison e Armitage, sono stati ottime influenze: chi altro ha influenzato questo lavoro, e come?
Ecco... non saprei quali altri nomi aggiungere, mi sa che questi sono già piuttosto densi... Magari scenderei invece nel dettaglio e direi che se fosse Patti Smith sarebbe “Birdland”, se fosse Michael Stipe sarebbe “E Bow the letter”, se fosse Tony Harrison, non potrebbe che essere “V” (il poema adorato anche da uno come Thom Yorke...) e se fosse Simon Armitage sarebbe “Kid”.


Come è andata la collaborazione con Luca Di Mira dei Giardini di Mirò, dopo averci lavorato per Regen?
Quando uscivano i primi dischi dei Giardini di Mirò, io guardavo a tutto questo mondo, che ha ruotato per un certo periodo in particolare intorno alla Homesleep, come a un orizzonte tremendamente fico e affascinante. Aver oggi incontrato artisticamente Luca e averlo dentro questo progetto è stata intanto una bella iniezione di fiducia. E poi il bagaglio di esperienza, di suoni di dettagli che si è messo così in moto ha giocato una parte fondamentale nella costruzione di questo album.


Venite tutti da altre esperienze musicali: cosa vi unisce quando siete in trio?
Il disco è fondamentalmente nato dalla collaborazione tra Luca e me, e direi che in realtà i nostri ascolti si assomigliano più di quanto non divergano. Poi chiaramente io sin qui ho messo più l'accento sul mondo folk, mentre lui ha fatto tutt'un altro tipo di percorso. Adesso invece la formazione con cui stiamo girando live è un quartetto, nel quale abbiamo coinvolto anche Enrico Pasini (già sul palco con Beatrice Antolini e Junkfood) ed è una band con cui mi sta piacendo tremendamente tanto suonare.


Hai aperto per le date italiane di Thurston Moore: com'è andata?
Un giorno ricevo una mail di un'agenzia inglese che mi proponeva di aprire le date italiane di Thurston Moore... subito ho pensato a uno scherzo. Invece era successo che un amico londinese, sapendo che lui stava cercando un opening act per l'Italia, avesse girato al suo management un link ai miei pezzi. E niente, qualche giorno dopo stavamo all'Alcatraz. Lui è un fico, la sua band è fichissima, il live una bomba. Dopo la data di Milano me la sono fatta tutta fino a Modena per la via Emilia di notte guidando con lo stereo a palla...


Puoi dirci i tuoi tre dischi preferiti in assoluto?

Domanda terribile... difficile definirli i miei preferiti in assoluto, ma ti dirò il White Album, Blonde on Blonde e, per finire con qualcosa di completamente diverso, In a bar under the sea dei dEUS.


Hai qualche consiglio per chi inizia a fare musica adesso?
Non so se sono uno che dovrebbe dare consigli... c'è in giro gente con esperienze molto più robuste della mia. Ma credo che una cosa importante per chi inizia a suonare, e in particolare a scrivere la sua musica, sia quella di essere radicali, cercare la sostanza, la consistenza, non accontentarsi, non giustificarsi, non aver timori ai buttare via tutto e ricominciare. Infondo siamo tutti principianti...
 
 

angus mcog, interviste

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