Nightguide intervista Matteo Gabbianelli, frontman dei KUTSO

Nightguide intervista Matteo Gabbianelli, frontman dei KUTSO

“CHE EFFETTO FA” è il titolo del nuovo album di inediti dei KUTSO, uscito il28settembre per Wing/Goodfellas. L'album nasce dall'accettazione che lavita è una tela su cui gettiamo continuamente colori a caso; di tanto in tanto è bene fermarsi a guardare “Che effetto fa” questo nostro pastrocchio esistenziale, per poi ripartire con qualche consapevolezza in più.Questo terzo album è un punto di svolta per i kuTso dI Matteo Gabbianelli, che, con una line up completamente rivoluzionata, ha dato una sterzata decisa al sound della band, ora ricco di synth e ritmi electro. Le liriche dei nuovi brani fotografano situazioni, sentimenti e rapporti col prossimo in una visione sarcastica e fatalista, ma che lascia spazio anche alla tenerezza e all'Amore.
Questo è il resoconto della chiacchierata che ci siamo fatti con Matteo Gabbianelli  qualche giorno fa.

NighGuide. I KUTSO nascono nel 2011 e dire che in questi 7 anni la vostra carriera sia stata a dir poco strepitosa, è dire poco. Avete fatto centinaia di date, aperto concerti importantissimi, presenziato tutti i festival più importanti, fatto parlare di voi in televisione, sui social, sulle riviste. Insomma per riassumere, avete decisamente spaccato. A pochi mesi dall'uscita del nuovo album, come ti senti di valutare questi primi 7 anni? Quali sono i ricordi ancora più vividi?
Matteo Gabbianelli. Questa band ha avuto una vita rocambolesca con continui cambi di line up e grandi traguardi raggiunti, io sono contento e orgoglioso di tutto quello che ho fatto ed ottenuto. A volte forse vorrei essere meno complicato e più “accessibile al pubblico”, ma ci sto lavorando. Il ricordo più forte e ancora chiaro dentro di me è la sensazione magica di sentire 200.000 persone strillare insieme a me “io rosico!” al Concertone Del Primo Maggio, intonando una nostra canzone dall'omonimo titolo. E' stato divertente, mi sono sentito...eroico.

NG. Il vostro terzo album, “Che Effetto Fa”, segna un punto di svolta nella vostra carriera; permeato da una certa aria di cambiamento e nel sound e nello stile. Lo definiresti un lavoro più maturo? È stato un cambiamento naturale o più un'esigenza in conseguenza di qualcosa che non vi piaceva più?
MG. E' sicuramente un album più pensato e frutto di un lavoro molto lungo, anche di autoanalisi. Ero stanco di utilizzare i chitarroni distorti e così ho voluto conoscere meglio l'elettronica. Inoltre la scrittura dei brani è più semplice e ancor più diretta rispetto a prima. Le canzoni sono fotografie di momenti, situazioni e personaggi con cui mi sono rapportato durante la mia esistenza. Mi piace e mi rappresenta molto.

NG. Anche per quanto riguarda i testi, rispetto ad altri vostri lavori, avete deciso di andare giù ancora più pesante, con i temi e la durezza. Sembra che ci sia maggiore amarezza e un po' più di disillusione. E forse anche nell'ultimo brano, “Giovani Speranze”, nonostante il titolo, c'è poca speranza. Ci puoi raccontare il tuo punto di vista?
MG. A me piace guardarmi allo specchio e spiattellarmi la verità, la mia verità, senza giri di parole, senza nascondermi. E' un modo di esorcizzare i pensieri neri che pervadono le mie giornate. E mi piace farlo veicolando questa mia tendenza crepuscolare e disfattista tramite una musica invece gioiosa, immediata e “salterina”. Nello specifico Giovani Speranze descrive i due protagonisti del brano, “il giovane” e “il vecchio”, dapprima contrapponendoli e poi avvicinandoli sul finale (Giovani speranze tornano dalle vacanze, proprio come i vecchi, sputano nei secchi e non guardano gli stop). In questo album però ho dato più spazio anche alla malinconia ad esempio in “strade interrotte”, dove tra testo e musica non c'è contrasto, ma una struggente complementarietà.

NG. Da Ottobre fino a fine anno avete già fatto un discreto numero di date e nel 2019 sono uscite alcune date per continuare con la promozione dell'album. Pensate di annunciarne ancora? Avete già in programma qualcosa per l'estate?
MG. Siamo in una fase di riscaldamento in attesa del tour estivo, dunque per ora faremo delle date sparse su e giù per l'Italia fino a giugno, quando cominceranno i festival e ripartirà la carovana.

NG. In una carriera così ricca e intensa, quali sono ora i vostri sogni nel cassetto? Tu Matteo hai un sogno nascosto? Qualche progetto che tieni li nel cassetto? Ad esempio sentendo alcuni tuoi ultimi brani, non so perché, ma mi sono subito sembrati perfetti per una colonna sonora. Hai pensato di lavorare ad un progetto simile?
MG. Mi piacerebbe sì, ma finora non è mai capitato, vedremo che succederà in futuro. Il mio obbiettivo con i kuTso ovviamente è ottenere sempre più visibilità e raggiungere i numeri che ci consentano di sgomitare in mezzo al bordello di “soldout” che sta avvenendo in questo periodo, in cui sono nate dal giorno alla notte decine di nuove star che riempiono i palasport. Ecco, ci stiamo prendendo pian piano il nostro pezzettino di torta.

NG. Pensando al tuo percorso scegli 3 parole che definiscano cos'è per te  la Musica.
MG. Vita, morte e miracoli.

NG. Invece pensando a quando sognavi di fare quello che fai ora quali sono i 3 album che mai potrebbero mancare nella tua collezione?
MG. Nevermind dei Nirvana; White Album dei Beatles; Senza Orario e Senza Bandiera dei New Trolls.

Intervista a cura di Luigi Rizzo.

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