Nightguide intervista Drusilla Foer

Nightguide intervista Drusilla Foer

Dopo le anteprime sold out al Puccini di Firenze e all'Ambra Jovinelli di Roma del dicembre scorso, Eleganzissima, il recital di Drusilla Foer divenuto ormai un vero culto, andrà in scena al Teatro Celebrazioni di Bologna il 7 marzo.
 
Eleganzissima, un successo clamoroso già nella scorsa stagione, è un recital scritto e interpretato dalla stessa Drusilla Foer, icona di stile, cantante e attrice dalla spiccata personalità. "Il titolo - spiega Madame Foer - me lo regalò qualche anno fa una bambina di 10 anni, che in una lettera molto affettuosa e arguta mi scrisse: 'da grande vorrei diventare eleganzissima come Lei'. Lo trovai geniale. E molto adatto per un recital su di me, no?". Infatti, Drusilla nello spettacolo racconta, in un'alternanza di humour sagace e di malinconia commovente, aneddoti tratti dalla sua vita straordinaria, vissuta fra l'Italia, Cuba, l'America e l'Europa, costellata di incontri e grandi amicizie con persone fuori dal comune e personaggi famosi, fra il reale e il verosimile. Essenziali al racconto biografico sono le canzoni che Drusilla interpreta dal vivo accompagnata dai suoi musicisti: il Maestro Loris di Leo al pianoforte, che ha curato anche gli arrangiamenti, e Nico Gori ospite speciale al clarinetto e al sax. La direzione artistica è di Franco Godi, compositore per la pubblicità, per la tv e per il cinema fin dagli anni '60, scopritore e artefice dell'hip hop di successo in Italia dagli anni '90 in poi, qui in veste di produttore con la sua Best Sound, e infine sul palco per un cameo alla chitarra. In scaletta troviamo brani di autori estremamente diversi, come lo è l'andamento emotivo del recital in continuo divenire e mai uguale al precedente: si va da Lelio Luttazzi a Jobim passando attraverso le indimenticabili canzoni di Amy Winehouse, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci, David Bowie, Don Backy, fino a perle più nascoste come “Vucchella” di Tosti/D'Annunzio e un brano intonato dalla voce milanese di primo Novecento di Milly. Ogni canzone è legata a episodi specifici della vita avventurosa di Madame Foer. Non manca una personale rilettura di "I Will Survive", la hit portata al successo da Gloria Gaynor e ritenuta comunemente un inno al divertimento dalla quale è stato tratto nel 2017 il primo video musicale ufficiale di Madame Foer. Madame Foer, reduce dal successo televisivo di CR4 - La Repubblica delle Donne, il programma di Piero Chiambretti in onda il mercoledì in prima serata su Rete 4, continua con altrettanto successo il tour di Eleganzissima.



Drusilla Foer, originaria toscana, è da tempo un'icona di stile: prima della ribalta televisiva come giudice di Strafactor 2017, "talent nel talent" di X Factor, e poi come editorialista di Matrix Chiambretti su Canale 5 e La Repubblica delle Donne in prima serata su Rete 4, si fa già notare nel 2012 al cinema con Ferzan Özpetek in "Magnifica Presenza" e ancora in TV con Serena Dandini per "The Show Must Go Off" su La7.
È fotografata da Mustafa Sabbagh, fra i fotografi contemporanei più importanti, in una mostra a Lei dedicata “Itinere”, all'Aria Art Gallery di Firenze nel 2016. Posa come installazione all'interno di Maraveé Corpus a Udine, collettiva di artisti internazionali come David LaChapelle e Cindy Sherman. Posa per lo stilista e designer Alessandro Gaggio, indossando i gioielli che nel 2016 sono esposti al Museo Bellini di Firenze, accompagnati dalle sue foto, e nel 2018 è testimonial per lo stilista Daniele Ancarani. Personaggio irriverente e antiborghese, in più occasioni sostiene cause sociali per lei importanti: posa per un calendario a favore di Anlaids nel 2013, mentre nel 2016, nell'ambito del WeWorld Film Festival, aderisce alla special night benefica “Fare Bene Fa Bene” dedicata alle Donne di Merito e organizzata da The Circle, l'associazione internazionale fondata da Annie Lennox. Nel 2017 partecipa ai Diversity Media Awards organizzati da Francesca Vecchioni e presenta ilPremio Antinoo indetto dalla Action Academy di Maria Grazia Cucinotta ai Cinecittà Studios a Roma. In gennaio 2018 è in scena al Teatro Comunale di Antella, per il Progetto Proust curato dal regista Riccardo Massai, nell'interpretazione e lettura di brani tratti dalla "Recherche", capolavoro della letteratura novecentesca. In giugno al Piccolo Teatro di Milano apre con una sua esibizione la XXXII edizione del Festival Mix. Nell'estate 2018 è fra i personaggi di spicco del format "Citofonare Strabioli", nel quale l'autore teatrale e televisivo Pino Strabioli ogni sera incontra e intervista sul palco di fronte al pubblico un personaggio proveniente dal mondo dell'arte, della cultura o della musica. In settembre è fra le protagoniste de Il Tempo delle Donne, l'evento organizzato dal Corriere della Sera alla Triennale di Milano.

Madame Foer ci onorato del suo tempo per raccontarsi un po' ai nostri lettori e ci ha regalato quasi un'ora di storie, pensieri, emozioni e ovviamente tanta Eleganza!

NG. La vita di Madame Foer è un romanzo infinito e avvolto nel mistero come si confà ad una diva, modella, musa di artisti. Secondo lei qual è il segreto dietro questo successo?
Innanzitutto io non mi interrogo mai sul perché piaccio, quanto sul perché NON piaccio, cosa c'è di sbagliato in me al massimo. Non parlerei di mistero, piuttosto di semplicità. Al giorno d'oggi forse manca la semplicità, l'essere diretti, generosi nel racconto. Aprire le porte alla croccantezza, all'allegria, alla simpatia, ma aprire le porte anche a tematiche più profonde che hanno a che fare con quello che siamo, che speriamo e in quello che crediamo. Credo di essere un personaggio, una donna molto diretta e credo anche generosa in questo punto di vista.
Non serve essere solo noiosamente brillante, ma bisogna mostrare anche la parte fragile con le sue storie meno luccicanti. Tutto questo nasce dalla relazione con le persone; quando ho lavorato con artisti in televisione o il teatro, mio habitat naturale, ho sempre ricercato il rapporto con le persone e questo crea un ponte con gli altri che la gente forse apprezza.
Non amo molto il teatro fatto per sé stessi con complicazioni non espresse. Io mi autoincenso abbastanza, ma quello non è una scelta artistica, è perché sono anziana!
In scena racconto, parlo, canto con i miei musicisti. Canto tantissimo e mi piace.  Mi devono narcotizzare alla fine dello spettacolo per farmi smettere. Mi diverto a fare teatro, televisione (anche se è un impegno diverso) ho fatto anche molta radio che è forse la cosa che mi diverte di più, anche perché non mi devo truccare.
Quindi credo che il merito di Drusilla sia quello di entrare in relazione con gli altri, in modo non politichese o spettacolese, diretto.

NG. Lo spettacolo “Eleganzissima”, il cui nome deriva da una sua ammiratrice, ha avuto un debutto strepitoso e lo vedremo in scena oggi alle ore 21.00 al Teatro Celebrazioni di Bologna. Come è nato questo recital e che destino avrà?
I recital sono un'occasione di narrazione, americano come genere, nascono dall'esigenza di raccontarsi. Penso sia normale, ho avuto una vita fortunata, ho avuto una educazione che mi ha permesso di liberarmi dal pregiudizio, antiborghese, che mi ha permesso di affrontare tutti i periodi della mia vita, le persone che ho incontrato e le città dove ho vissuto, diversissime tra loro. Tutto ciò mi ha permesso di vivere una vita vera, divertente, interessante e anche emotiva, intensa e impegnativa ovviamente.
Quando mi sono accorta che ogni episodio importante della mia vita aveva due fattori significativi: l'olfatto e la musica, non potendo fare uno spettacolo olfattivo - che sarebbe stato uno spettacolo d'avanguardia, ma molto costoso - ho deciso di cantare. Io adoro cantare. Dopo aver conosciuto Loris De Leo che è un pianista straordinario, di grande sensibilità con una musicalità sfaccettata e dopo aver passato delle serate insieme a cantare e scambiarci ispirazioni musicali, abbiamo deciso di creare qualcosa da portare in scena. La musica che ricorda e racconta episodi di vita: “Eleganzissima”.
Lo spettacolo è partito a Firenze, alla Limonaia di Sesto Fiorentino per tre serate, a questo piccolo teatro dobbiamo molto perché comunque ci ha fatto nascere. E poi dopo è cresciuto, è cambiato, lo spettacolo è qualcosa di organico, cresce si modella, come una creatura viva, puzza anche.
Noi sul palco ci divertiamo molto anche per questo, perché non è mai uguale a sé stesso, cambia sempre. Sul palco raccontiamo episodi della mia vita, associandoli alla musica: ad esempio canto un Tango argentino che mi ricorda quando ho spiato i miei genitori mentre ballavano in camera da letto non sapendo di essere spiati o canto una canzone sulla follia di Don Backy.
Canto un pezzo di Millì che mi ricorda di mia nonna, un dinosauro rigido emotivamente che dopo aver letto un suo diario personale ho scoperto essere una pazza furiosa, libertina.
Racconto la mia vita senza filtri, senza censure emotive e credo che il personaggio sia sincero e il pubblico rimane divertito, commosso e colpito dalla diversità del personaggio televisivo. Chi mi segue solo in televisione pensa al mio personaggio come una battutista, una comica, invece, a teatro si deve ricredere all'emotività dello spettacolo.

NG. Queste che seguiranno non sono proprio domande chiuse, ma più spunti di riflessioni per capire di più Drusilla Foer. Sono quattro citazioni di donne che hanno segnato come eleganza e stile.
“Il nostro errore più grande è quello di cercare negli altri le qualità che non hanno, trascurando di esaltare quelle qualità che invece realmente possiedono.” - Marguerite Yourcenar
Sono d'accordo con la signora, ma in disaccordo con il proiettivo verso gli altri, cioè penso che sia una riflessione su sé stessi, Bisognerebbe essere sempre tesi verso l'analisi introspettiva, senza soprassedere sui nostri difetti, senza pigiarli come un puff dell'ikea, tenerseli buoni come amici.
Ovviamente il contesto in cui scrive Marguerite Yourcenar è un contesto in cui bisogna difendere la propria emotività dalla aggressività e rigidità della società, oggi c'è quasi un voyerismo che non significa niente, trascurando la nostra introspezione.
Anche la comicità a volte è fine a sé stessa, una comicità di buccia senza tonalità drammatiche ed emotive. Io cerco di fare comicità e teatro con la massima onestà personale e intellettuale.

NG. “Le donne che hanno cambiato il mondo non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza.” - Rita Levi Montalcini
È vero. Le donne hanno portato diversi cambiamenti; in passato a una donna che portava un cambiamento, tenendo conto della visione che si aveva della donna, certamente la cosa che si osservava principalmente era la mente, ma secondo me questo concetto è estendibile all'essere umano, quindi anche agli uomini.
Laddove alberga una buona idea deve essere scavalcato il contenitore di tale idea.

NG. “Un uomo può indossare ciò che vuole. Resterà sempre un accessorio della donna.” - Coco Chanel
Mademoiselle era troppo simpatica! Magari parlava della sua esperienza! Non posso darle ragione. Ha ragione su tutto sui colori, proporzioni, tessuti, Mademoiselle Chanel, ma non posso darle ragione su questo! In questa frase c'è il suo ribadire di essere una donna autonoma con un ruolo paritario a quello maschile, forse ha solamente estremizzato il concetto.
Accessorio è una parola che non mi piace. Credo che nelle relazioni se uno dei due è un accessorio, non ci sia amore e comunicazione. L'accessorio, come per le auto, qualcosa di cui puoi fare a meno. Ottimo esempio, non ho neppure la patente, per me le auto devono avere un volante, le ruote e soprattutto qualcuno che le guida. Per me gli uomini non sono un accessorio, sono un mondo con un'indole diversa dalla nostra e viceversa, noi abbiamo un'indole diversa dalla loro.
Pur con indole diverse, dobbiamo avere le stesse opportunità. Aprirsi ad una indole diversa dalla propria non può essere un accessorio.

NG. “Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quelli di un vagone del metrò.” - Marilyn Monroe
Purtroppo bisogna prendere in analisi il soggetto. Era una donna fragile, insicura, di vetro, nonostante questa sua burrosità, sfacciata sensualità che usava come uno scafandro per andare in fondo all'oceano.
Quindi certo lei ha pianto su una Rolls, ma insomma, il pianto, il dolore è una condizione che resta tale ovunque si è. Certamente le complicazioni della vita, oltre al dolore che si ha, rendono più o meno affrontabile il dolore. Ma qui parliamo di persone che non arrivano alla fine del mese, con lo stipendio e quindi è debilitata la stabilità famigliare; la perdita di una persona cara nello stesso momento in cui scopri di avere una malattia, non parliamo di Rolls di ricchezza. La ricchezza è un lusso e si può fare a meno.
Certo vivere in modo civile aiuta anche ad affrontare il dolore, le problematiche della vita, ma sicuramente non la ricchezza. La ricchezza è un finto mito, ad un certo punto la ricchezza, a meno che la ricchezza non produca qualcosa di socialmente utile, è una roba che sta lì in una cassettina in una banca.
Ad un certo punto di cosa si può aver voglia? Ad esempio la generazione di oggi di musicisti rapper, questa generazione che chiede compensi pazzeschi. Saranno giovani, dovranno comprarsi la casa; la Porsche; i denti con i brillanti; il Rolex da Emirato; va bene ma poi alla fine cosa rimane?
Io ho fatto un trasloco, sono stata mesi con le scatole chiuse, non mi serviva niente. Cos'è veramente importante? Quel che serve per vivere ci è dovuto, ma del lusso si può fare a meno.  Se no perde valore non è neanche più lusso.

NG. Cos'è la musica per Lei in tre parole e perché proprio quelle tre?
Ricordo, perché c'è sempre stata fin dall'infanzia, mia madre era una pianista, mio padre era molto amico del direttore artistico del teatro dell'Avana, quindi lui mi portava a vedere le opere da dietro il palcoscenico.
Godimento, perché io adoro, godo nel cantare.
Ascolto. Sembra ovvio ma non lo è. La musica si può ascoltare a diversi livelli. Mentre si fa la doccia, si cucina o si può ascoltare attenti a sezionarla come un cadavere da studiare, ma la musica ha in sé una vita occulta, nascosta che è fatta d'animo. Quello è l'ascolto che intendo io. A volte mi è capitato di ascoltare “Quatre derniers Lieder” di Strauss con dei musicologi che osservavano passaggio, nota e intervallo, ma perdendosi l'anima di quella musica lì.  Non esiste musica brutta, esiste musica la cui anima ti corrisponde o no. Quindi quando sentiamo “A Sanremo non ho sentito niente di bello”, ma la musica non si ascolta così. La musica va ascoltata come si ascolta una persona che ci vuole comunicare qualcosa con degli strumenti che sono espressivi, ma non hanno niente a che vedere con la verbalizzazione, né con la scrittura musicale, né con l'arrangiamento. Il risultato della musica ha in sé un'anima precisa insita in ogni canzone. Da “Fin che la barca va” a “La canzone dei vecchi amanti di” Jacques Brel e li si coglie tutta l'emotività che può generare l'ascolto di una canzone.
Silenzio. La musica crea silenzio, ovvero l'ascolto, ma è il silenzio prima e dopo ciò che conta. La mia insegnante di canto diceva “La canzone inizia un secondo prima che tu inizi a cantare e finisce un secondo dopo che tu finisca di cantarla”, perché prima dell'inizio della canzone bisogna entrare dentro ciò che comunica la canzone e dopo la fine bisogna dare il tempo di uscirne. E questa cosa del silenzio è una cosa che amo anche a teatro. Il silenzio pumbleo che si forma quando c'è un ascolto vero, un silenzio assordante incredibile ed è bellissimo quando succede dopo la fine di un pezzo.

NG. I tre album che mai potrebbero mancare nella Sua collezione e ricompreresti se venissero persi.
Mel Thormé album live, “My favourite” di Carmen McRae, l'ultimo concerto a Parigi di Josephine Baker  e “Vier letzte Lieder” di Strauss.
A questa domanda non posso davvero rispondere. Nella mia vita ho davvero ascoltato troppa musica.

Intervista a cura di Luigi Rizzo.
Copywriting a cura di Martina Caruso.

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