Nightguide intervista Erio

Nightguide intervista Erio


Dopo un anno di tour nei principali club della penisola, Erio torna in studio per registrare il suo secondo lavoro: “Inesse“. Non solo come interprete, autore e arrangiatore, questo nuovo disco vede Erio per la prima volta in veste di produttore con l'aiuto, in una manciata di tracce, di Yakamoto Kotzuga (“The Biggest of Hearts, A Glowing Gash”), Ioshi (“Kill it! Kill it!)” e Will Rendle di Will and the People (“Limerence”).
“Inesse” è un disco che nasce principalmente a Londra e i suoi brani raccontano alcune delle storie vissute dal nostro protagonista nella capitale inglese. “Limerence” ad esempio pur raccontando di un incontro avuto a Bruxelles (la prima parola cantata e Chez Maman, nome di un noto locale di drag queen della capitale belga) è stata registrata a Londra da Will Rendle e anche il suo video è stato girato lì; anche l'etichetta (Kowloon) proviene dalla capitale inglese. “Kill it” era nata dal remix di un brano di un vecchio disco ma i beats hanno portato Erio a realizzare con Ioshi un brano originale. Il desiderio e la volontà di una collaborazione con Yakamoto Kotzuga nasce invece in seguito ai loro live sul palco del C.S. Rivolta. “Inesse” è un disco di storie brevi e frammentate. E' una collezione di momenti (viaggi così come relazioni) che, anche se destinati a finire in breve tempo, continuano comunque a vivere. Se il precedente album “Fur El” era una dedica ad una realtà esterna mai realizzata a pieno e per questo più desiderabile, “Inesse” è una dedica a tutte le realtà interiori che vivono indipendentemente dal loro svilupparsi all'esterno. E' anche un inno al contrasto terra di provenienza vs mondo, campagna vs metropoli, aspetto esteriore vs realtà psicologica. Le grafiche seguono questa bivalenza, l'esterno è austero e oscuro mentre l'interno è pop, colorato e ricco. Ogni mondo interiore è un pianeta a sé stante. Siamo tutti alieni quando ci confrontiamo con l'altro. I tre ”Erii” in copertina anticipano questa bizzarra ricchezza interiore, rappresentando le varie entità che un individuo nasconde in sé come tre distinti corpi. Gli sguardi dei tre sembrano invitare l'osservatore ad aprire il disco e scoprire la realtà che vi si cela.
Abbiamo intervistato Erio.
 
Come nasce “Inesse”?
Un po' per caso, inizialmente da una serie di brani realizzati in collaborazione con altri artisti, che avevo intenzione di far uscire come singoli o forse un EP. Il concept generale ed il sound del mio primo disco, Für El, erano molto coesi, mentre le nuove canzoni che avevo in mano, soprattutto i brani co-prodotti o prodotti da altri, sembravano difficili da far coesistere nello stesso disco. E' così che a un certo punto ho capito che l'unico modo di farli convivere fosse fare dell'incoerenza stilistica il concept di questo lavoro. Avevo anche trovato un titolo che palesasse l'idea di base, Becalmed, che è l'aggettivo riferito ad un'imbarcazione a vela quando si trova immobile in mare per mancanza di vento. Ecco, queste canzoni erano un po' così: ognuna cercava di muoversi in una sua direzione, ma senza avere la spinta per imboccarne fino in fondo nessuna. Se il disco fosse stato una persona, avrebbe avuto dei seri problemi di personalità multipla. Eppure, c'era un'anima profonda che rendeva la narrazione unica. Pensando a questo, sono giunto al titolo finale, INESSE. Il concept finale, portato avanti anche nelle grafiche, è quello di un contrasto interno/esterno, realtà/virtualità, buio/luce che permette ai contrasti stilistici di essere legittimi.
 
Erio, come è stato assumere per la prima volta le vesti - anche - di produttore?
Diciamo che non era nei programmi, ma è successo un po' per caso. Stavo ancora cercando un produttore, quando mi sono accorto che i miei demo erano effettivamente le canzoni finite e non c'era più spazio su cui mettere le mani per nessuno. Anche il supporto e il parere di colleghi, come Yakamoto Kotzuga, con cui ho prodotto due canzoni, mi è servito molto a prendere coscienza che fosse il momento giusto per gestire le mie cose in autonomia.
Per me è stato un po' un ritorno alle origini, perché, prima di cominciare a pubblicare, producevo, arrangiavo e suonavo i miei brani completamente da solo e curavo anche le grafiche e le mie foto. Per INESSE è stato proprio lo stesso. In un certo senso questo è il mio disco MySpace. Ha un forte spirito DIY ed è al 100 percento fedele a quello che avevo in mente. Questa immagine del ragazzo dalla voce d'oro che mi si è appiccicata con il primo disco mi stava un po' stretta, perché il canto è l'ultimo, benché fondamentale, degli elementi di una canzone, per me, e spero questo lavoro lo renda esplicito.

La scrittura dei testi ha subito influenze particolari?
Ho cercato di fare un passo in avanti rispetto alle canzoni del disco precedente, censurandomi un po' meno.
Dal punto di vista tecnico, ho dovuto fare un po' più di attenzione alla metrica dei versi, perché il cantato è molto più veloce che nelle mie vecchie canzoni, quindi era importante trovare un compromesso tra esigenza comunicativa e forma.




 
Parlaci della copertina...
La copertina è nata nella mia soffitta durante le notti insonni in cui terminavo la produzione del disco. Avevo quest'esigenza di finire l'album, ma ci sono state diverse problematiche da risolvere soprattutto in un paio di canzoni, che mi hanno veramente tolto il sonno per un mesetto. Quindi, ogni sera, finito il lavoro in studio, mi ritiravo in soffitta a dipingere per chiarirmi le idee. Quando ho finito il dipinto ho capito che queste tre versioni di me erano il simbolo perfetto per le diverse anime del disco. Ho insistito perché diventasse la copertina di INESSE, anche se non è la cosa più cool del mondo, anche se è un po' antiquata e in apparente contrasto con il sound del disco, come anche le grafiche con frutta aliena con cui ho presentato i primi singoli, ma come già detto questo disco è abbastanza schizofrenico. Per me i tre Erii in copertina sono delle sorti di sfingi a protezione del colorato e allucinato mondo interiore di INESSE.
Questo disco è un po' un viaggio dentro sensazioni e sentimenti: quanto è importante per te usare la musica per raccontare te stesso?
La creazione di musica è sicuramente un filtro che permette di analizzare situazioni e sentimenti in un modo differente dal normale pensiero, quindi c'è sicuramente una parte di autobiografia nella scrittura delle mie canzoni. Però c'è sempre anche il tentativo di fare una narrazione oggettiva, umoristica anche, di una data storia. Direi che, anche se spesso il punto di partenza è qualche avvenimento personale, riesco a scrivere di qualcosa solo quando ho lo sguardo distaccato abbastanza da poter scrivere la stessa storia da molti punti di vista. Spesso lo faccio proprio e non si capisce quasi più niente, perché i pronomi si scambiano tra una strofa e l'altra, l'Io con cui inizia la canzone si scambia con il Tu, Lui Lei e così via, ma per me va bene così, perché non mi interessa avere la chiarezza della prosa quando scrivo, ma piuttosto dare un'impressione magmatica della complessità del vivere.
Il brano che ti ha più emozionato registrare?
The church, perché ha una strumentazione molto particolare e fino a che non ho finito di mixare tutte le parti avevo veramente paura che non sarebbe funzionata. Invece è andata bene ed è uno dei miei pezzi preferiti.
Che tipo di ricerca musicale hai fatto nella genesi di questo tuo secondo album?
La mia ricerca non è mai stata forzata da una volontà razionale. Di solito succede per caso che io mi ritrovi ad essere attratto da una certa corrente o un certo stile, in un dato periodo. Sicuramente per questo disco ho ascoltato molta musica orientale, indiana soprattutto. Ho cercato di estrapolare gli elementi tecnici che più mi interessavano e cercato il modo di interpolarli alla base più elettronica e pseudo-R&B delle canzoni, nel tentativo di creare un'atmosfera caotica e promiscua da città globale, un tipo di città verso la quale il disco è una dichiarazione d'amore.
Cosa c'è nel tuo prossimo futuro musicale?
Spero tanti tanti concerti. Abbiamo lavorato con grande attenzione allo spettacolo di INESSE live, sia dal lato musicale che estetico. Ho programmato tutte le luci sul palco e ideato con Simone Tognarelli, regista di Kill It! Kill It!, i visual che saranno proiettati alle nostre spalle, quindi spero che riusciremo a mostrare il nostro lavoro al più grande numero di persone possibile. Poi sto pensando e organizzando le prime idee per il prossimo lavoro, che vorrei sempre produrre io, ma è presto per parlarne. Tanto cambierò idea un milione di volte, prima di concluderlo!

erio, inesse, intervista ad erio

Articoli correlati

Interviste

Intervista a Ivan Nossa, autore del manuale “La Legge di Attrazione per Principianti”.

10/04/2024 | Bookpress

Ivan nossa è uno scrittore e divulgatore; la sua passione per la crescita personale e la ricerca interiore lo portano a quarantasette anni a cambiare completamente perco...

Interviste

Intervista a Simon Schiele, autore del romanzo “Jäck atto III: La Stirpe Antica”.

21/03/2024 | Bookpress

Simon schiele è nato a torino nel 1996; nonostante la sua giovane età, ha già all'attivo cinque romanzi. L'autore ha mantenuto la promessa fatta al sé stesso bambino:...

Interviste

Intervista ad Alessandro Niccoli, autore del romanzo “La Ragazza che abbandonò il Destino”.

07/03/2024 | Bookpress

Alessandro niccoli è nato a s. Miniato nel 1968 ed è un avvocato e scrittore. Da sempre si batte contro le discriminazioni, e in favore dell'ambiente e degli animali; i...

424677 utenti registrati

17086673 messaggi scambiati

17579 utenti online

28003 visitatori online