Nightguide intervista le Dianime

Nightguide intervista le Dianime


Oltre, il nuovo disco delle Dianime, è uscito il 20 Settembre: la band abruzzese si lancia in un dialogo tutto interno per riuscire a vedere, appunto, oltre. Anche se l'idea di non fermarci mai a dare un'occhiata all'interno può sembrare allettante, farlo è necessario: Oltre, spiegano, è l'immaginazione che viaggia, libera dalle “catene di un corpo che non può muoversi”, lo “specchio dei sentimenti che non accettano di restare sotto la pelle”, la forza della mente in grado di “vincere ogni battaglia”. Oltre è anche un singolo sognante, dondolante fra rock ed elettronica.





La prima domanda è una domanda che immagino vi abbiano già fatto in tanti: una band totalmente femminile non è rarissima, ma sono comunque poche le band come la vostra in giro. Il mondo della musica è dominato quasi esclusivamente da uomini, e solo ultimamente le cose stanno iniziando a cambiare. Cosa significa essere donne in un mondo come quello, cosa cambia rispetto alle altre band? E' mai successo qualcosa che vi ha fatto pensare “se fossimo state uomini non sarebbe successo”?
Questo è un tema abbastanza delicato. Essere musiciste donne non è semplice, c'è molta diffidenza. Personalmente ne abbiamo sentite di tutti i colori: dal “per essere femmine suonate bene”, come fosse una sorta di handicap, al “vi chiamano a suonare perché siete femmine”. Quando ti trovi ad esibirti in situazioni in cui ci sono più band c'è un atteggiamento diverso nei confronti delle donne. È frustrante anche capire, in qualche caso, che il supporto da parte di alcune persone non era incondizionato, ma che alla fine c'era un altro tipo di interesse. Uno scoglio importante, poi, è il tipo di pubblico che attira una band femminile. Magari sali sul palco presa bene e trovi il simpaticone di turno che urla “nude!”. Insomma, bisogna faticare molto per essere credibili, ma tutto sommato sta andando bene. Ad altre artiste è andata molto peggio.


Domanda assurda numero 1: Dianime sembra l'anagramma di diamine, ma magari mi sbaglio. Da dove nasce questo nome?
In effetti potrebbe esserlo, “Diamine” è un'esclamazione che ci piace molto. In realtà, quando siamo partite col progetto volevamo un nome che incarnasse quello che rappresentava la musica per noi: un mezzo di espressione della nostra essenza, un canale attraverso il quale permettere alle nostre anime di prendere forma. Siamo tutti diversi, ma in fondo quello che ci accomuna è l'essere fatti di anime, appunto.


Avete cambiato formazione, e vi siete fermate per un po': cambiare la voce di una band non è mai facile, quindi come vi siete trovate, come ha reagito chi vi ascolta, e il vostro modo di comporre e suonare la vostra musica è cambiato?
Cambiare tutto è stato rischioso e liberatorio allo stesso tempo. Fermarsi non piace a nessuno: devi fare i conti con te stesso e ammettere che qualcosa non sta funzionando, farti domande, metterti alla prova e dimostrarti che sei in grado di rimettere insieme i pezzi e ripartire. È molto impegnativo. Nel nostro caso era necessario perché era diventato troppo evidente che gli obiettivi fossero diversi. Comunque Sara, la nuova voce, era in realtà una vecchia conoscenza, quindi è stato molto naturale riprendere a suonare insieme. Ma non abbiamo cambiato solo la voce: è cambiato il nostro approccio alla scrittura, abbiamo scelto altre direzioni a livello sonoro, smussato gli angoli e sacrificato un po' di rock (anche se poi dal vivo è inevitabile che si manifesti questo lato :D). Non si è trattato semplicemente di far entrare un nuovo elemento e di farlo cantare sopra una base già pre-impostata: abbiamo rifatto tutto da capo. Non è un caso se il primo singolo uscito dopo la pausa sia stato Risposte (prodotto da Marco Di Nardo del Management del dolore post-operatorio): volevamo tornare con qualcosa di completamente nuovo, salutare in qualche modo il passato, che resta importante e prezioso, ma che è appunto passato. La nuova identità ci ha aperto a un nuovo pubblico che prima non ci conosceva e ne siamo felicissime. Per quanto riguarda le persone che ci seguivano, la maggior parte di loro hanno apprezzato il cambiamento. Qualcuno ci ha addirittura detto “adesso sì che siete voi”. Sentirlo dire è stato un vero sollievo!


Oltre è un disco che parla di resistenza: resistere e andare oltre, sopravvivere. Domanda personale: avete qualche motivo preciso per cui avete deciso di affrontare questo tema? Cosa vi ha spinto a decidere di parlarne?
Oltre è legata a un momento personale di grande fragilità. Il testo è stato scritto da Sara in un periodo in cui ha avuto un incidente d'auto che l'ha costretta all'immobilità fisica per alcuni mesi. È successo d'estate e lei guardava la vita scorrere da una finestra. In quei giorni tutti uguali ha potuto dedicarsi alla musica e all'introspezione, trovando dentro di sé la forza per riprendere in mano la sua vita e dare ascolto ai suoi desideri. Oltre nasce proprio da un dialogo con se stessi e dalla necessità di raccontarlo.


Avete suonato in apertura per Alcest, Teatro degli orrori, Clan of Xymox: sono tutte band eccezionali, avete qualche aneddoto da raccontare, come ci si sente a suonare davanti a un pubblico che ha una preparazione musicale tale da permettergli di capire perfettamente quello che succede su un palco?
È super eccitante! I festival e le aperture per artisti importanti sono le situazioni che preferiamo: da un lato è una vera agonia, perché hai pochi minuti per dare tutto e devi lasciare il palco il più in fretta possibile proprio quando l'adrenalina è a mille, dall'altra è un'occasione impagabile sia per farti conoscere da un pubblico attento, sia per relazionarti con gli addetti ai lavori e, nei casi più fortunati, con gli artisti stessi. Per noi sono motivo di grande soddisfazione, soprattutto perché non abbiamo mai avuto un'agenzia alle spalle che ci piazzasse l'apertura o il festival a occhi chiusi. Abbiamo fatto tutto da sole.


Domanda di rito: Risposte è uscito a Maggio, Oltre è uscito pochi giorni fa. Vi state preparando a far uscire un disco? Potete raccontarci qualcosa di più?
Sì, stiamo per chiudere il disco, che non vediamo l'ora di fare uscire. Lo dobbiamo soprattutto alle persone che ci hanno sostenuto durante la campagna di crowdfunding che abbiamo lanciato due anni fa su Musicraiser. Se siamo riuscite a coprire gran parte dei costi delle registrazioni è stato proprio grazie al loro contributo.


Ora, chiedo sempre questa cosa anche se è una domanda che odiano tutti: quali sono i vostri tre dischi preferiti, quelli che non possono mancare nella vostra collezione?
Mediamente isterica di Carmen Consoli, Go Go Diva de La Rappresentante di Lista (anche se è un gruppo giovane, ci ha completamente rapito) e Microchip Emozionale dei Subsonica.
 

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